Firenze, Girolamo Savonarola e la “Fiorita”

Firenze, Girolamo Savonarola e la “Fiorita”

Firenze, Girolamo Savonarola e la “Fiorita”

Nel periodo in cui fioriscono le rose c’è una ricorrenza fiorentina che utilizza i petali di questo fiore per celebrare un grande personaggio del passato. E’ qualcuno che ha avuto una grande influenza sulla popolazione del suo tempo ma anche su un artista come Botticelli. Si tratta di Girolamo Savonarola e del rito della Fiorita.

Il 23 maggio di ogni anno a Firenze si svolge una cerimonia ufficiale che prevede la celebrazione della messa nella Cappella dei Priori di Palazzo Vecchio, a seguito un omaggio floreale in piazza e la sfilata del Corteggio storico fino a Ponte Vecchio, dove vengono gettati in Arno dei petali di rosa. Per capire da dove nasce questa tradizione bisogna andare a metà del XV secolo, quando Girolamo Savonarola, originario di Ferrara, approda a Firenze. Siamo nel periodo di Lorenzo de’ Medici e Savonarola si distingue come punto di riferimento per le masse.

Predicatore e moralizzatore contro la dissolutezza, il lusso e il mal costume della città, il suo carisma e la sua influenza crescono andando contro al à pensiero di Lorenzo il Magnifico. Mentre quest’ultimo proclamava la centralità dell’uomo e del libero pensiero, il frate auspicava un governo teocratico. Con la morte del Magnifico e la successiva caduta de’ Medici, Savonarola fu eletto dal popolo a governare la città. E’ in questo à periodo che vengono regolarmente organizzati roghi in pubblica piazza – i cosiddetti “Falò delle Vanità” – per bruciare i simboli del lusso e dell’immoralità come gioielli, giochi, dipinti di nudi e libri considerati proibiti. Si dice che perfino Botticelli fu cambiato dalle prediche del religioso e mise al rogo alcune sue opere considerate oscene.

Capolavori come la Nascita di Venere e La Primavera si salvarono per puro caso. Poi ci fu il ritorno della famiglia de’ Medici, e con essa non si fece attendere la scomunica di Savonarola. Nel 1498 fu richiuso nell’Alberghetto, una cella della Torre di Arnolfo. Dopo aver subito torture che gli strapparono qualche manipolata confessione, fu condannato a morte insieme a due confratelli, Domenico Buonvicini e Silvestro Maruffi. Lo attese l’impiccagione e un immenso rogo nella stessa piazza dove faceva bruciare lui stesso i simboli del peccato, piazza Signoria.

Era il 23 maggio e il giorno seguente furono trovati fiori e palme, come riconoscimento per un uomo che ha segnato un epoca e un pensiero. E’ da quel giorno che viene portata avanti la tradizione che oggi chiamiamo Fiorita.

Le celebrazioni si concludono in Ponte Vecchio, proprio vicino al Boccanegra, che nella rosa ha il suo simbolo. Una buona occasione per una cena in questa giornata di ricorrenze. A noi comunque piace ricordarlo anche con un sorriso grazie ad un film a cui siamo affezionati e due grandi personaggi come Benigni e Troisi, nella famosa scena della Lettera a Savonarola.

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